sabato 9 aprile 2011

Il passo "costretto"

Ti accorgi di esserci eppure sei da altre parti. Sai che sei lì ma vorresti vedere altri orizzonti, altri paesaggi, altra gente. Vorresti sentire altre voci, altri rumori, altri colori. Eppure sei lì. Allora ti guardi intorno e cerchi di capire cosa sta succedendo e ti rendi conto che la consapevolezza non piace al mondo e tu forse lo sei troppo. Anzi succede che un po’ di consapevolezza piace, molta spaventa e troppa fa incazzare. Sai, in fondo, caro mio, potresti anche dare fastidio a parecchia gente che ti ritrovi intorno in questo pezzo di mondo.
E così, di colpo, il problema sei tu. Ciò che sei, ciò che fai, ciò che dici. Lo stesso fatto che ci sei. Che parli. Che pensi. Che sei critico. Si, la tua coscienza critica ci da’ proprio fastidio. Ora non lamentarti, ti era stato detto molto chiaramente cosa dovevi fare per essere felice come tutti, ma non hai voluto. Sei problematico…sempre lì a farti domande, a pensare. Siamo noi che sappiamo cosa è giusto e sbagliato, cosa devi fare o meno, cosa devi o non devi comprare per essere contento. E non so se ti sei accorto ma noi siamo tanti, tu sei solo. Si, magari ci sono altri come te, ma loro sono lontani e non sapranno mai di te. Siete come pezzi adiacenti di un puzzle che però sono stati messi male, lontani…vedi, caro mio, cosa si guadagna ad essere un’entità pensante? Rischi. E allora lascia stare…che ci pensiamo noi a te…

Brontola il cervello
Non vuole più pensare

Innalza gocce al cielo
Che si perdono da sole

Esiliato dai giudizi
Di persone omologate

Isolato e fatto a pezzi
In un angolo tagliato

Senza ascolto, senza sguardi
Non c’è vita, non c’è incontro

La solitudine gli piace
Quando sceglie d’indossarla

[…]

Ora è fermo sguardo fisso
Ora osserva quel confine
Nel profondo è scosso e incerto
Nella mente è ancora chiaro

“Qui son io, là è follia”

Non vorrebbe fare il passo
Ma la furia della massa
È lì dietro
E spinge forte

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