mercoledì 24 gennaio 2018

IMMUNE DALLA PIOGGIA

Se la notte arriva e non si è pronti al buio, si verrà spazzati via. Beato colui che saprà come generare la luce dal suo interno, colui che saprà togliere i veli e le croste dalla propria luminescenza per continuare a dare luce alle proprie mani e ai propri occhi. A volte non mi preparo di proposito, a volte non me ne accorgo e le tenebre sono già sulla mia schiena grondando bava, poiché quando l’arido trova il succoso ne brama il cuore prosciugandolo. Quando mi preparo all’aggressione delle tenebre mantenendo fra le mani il nucleo della mia luce a scaldarmi, provo un dolore piacevole. Quando invece i morsi del mio nero mi sorprendono prendendomi alla schiena senza lasciarmi il tempo di ricordare chi sono, vengo spazzato via e non ricordo più da dove vengo. Il desiderio della Fine diventa il più bel pensiero da tenere stretto come fosse luce. L’inganno della disperazione tenta sempre di dominare su questi terreni ora ricchi e prosperosi, ma un tempo provati dalla siccità. Guardando bene tra i rami, tra le foglie, nelle cortecce si possono ancora trovare ricordi e tremori dati dalle nere profondità della dimenticanza di chi siamo.
Queste sono terre che conoscono e ricordano l’assenza del sole, che tremano un po’ ogni fine tramonto, incerte riguardo le future albe e che, quindi, si preparano sempre all’arrivo del buio, accendendo luci dentro ogni piccolo germoglio e foglia secca.
Alberi con radici massicce e profonde che ricordano sempre ma si prendono il futuro, il cielo, il sole, nel presente.


Il buio mi sorprende
Mi abbraccia, mi stringe
La notte torna ancora
Mi lecca collo e spalle

[…]

Preparo la mia luce
Genero la sfera
La stanza mia felice
Immune dalla pioggia


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