venerdì 1 marzo 2013

OSCILLANDO IN DORMIVEGLIA


Un viaggio di venti ore in pulmann. All’inizio funziona tutto come avevi programmato, tiri fuori i libri, ascolti musica, guardi fuori, scambi due parole con il vicino se è simpatico e non dorme, mangi, sorridi. Poi qualcosa s’intoppa. È notte e le luci vanno e vengono. Gli occhi semichiusi accendono di colpo meditazioni inaspettate.

Non ho paura del buio. Mi spaventa di più la luce. Al buio non vedo, non sono visto. Al buio immagino, creo con il pensiero e costruisco mondi e realtà a me affini. Al buio riesco a sognare meglio. Quando la luce si accende, di colpo, brucia tutto lasciando una definita e incalzante realtà. I castelli creati svaniscono e i sogni crollano lasciandomi nudo dinnanzi a me e dinnanzi a chi guarda. Un bambino metterebbe le mani dinnanzi agli occhi seguendo il teorema che “se non vedo non mi vedono”, ma ormai qui non funziona più così. La solitudine alla luce è più pesante che al buio, dove si popola di visitatori.  La solitudine alla luce è graffiante e non sente giustificazioni.
La luce si accese, e forse fui proprio io a farlo. Mi ritrovai solo, con poche cose in mano, quasi nulla, o forse proprio il nulla…ed iniziai a pensare. Ricordai e sognai molto alcuni volti, sino a rendermeli familiari, come fossero amici, in realtà non li conoscevo così tanto. Anzi. Ma li portai con me, nel mio buon buio per così tanto tempo. Alcuni ora li posso incontrare solo lì, poiché alla luce non ci sono più. Altri ci sono eppure è come se non ci fossero mai stati, alla luce. Con loro ho come un rapporto esclusivo al buio. A volte fra quei volti trovo anche il mio. Sorprendente. La nostra interiorità non ha veramente confini di nessun tipo. Da diversi anni anche il tuo, di volto, popola i miei spazi senza luce.

Il pulmann mi fa sbatacchiare a destra e sinistra la testa, non trova pace. Non ho mai comprato i cuscini fatti apposta per dormire in treno e in pulmann e ora me ne pento. Dannazione a me. Penso a quel mio amico a cui piace una ragazza e non sa che fare chiedendo consigli a me. Io, per non deluderlo, ho provato a dirgli qualcosa…ma che ne so io? Tutto quello che potevo sbagliare con le ragazze l’ho sbagliato, a volte ritirando testa, gambe e coda dentro al mio guscio. Quel poco che penso di aver capito è meglio che lo tengo per me perché se tanto porta a tanto è un bluff anche quello. Di conseguenza mi viene anche in mente quel dolce sorriso che adoro guardare da anni ormai, solo che quando ho provato ad accarezzarlo si è sciupato un po’, o almeno così mi è sembrato e non ho più provato…forse è proprio per questo che io non ho mai capito niente delle donne, con loro bisogna insistere, invece io non insisto mai…ma se i fiori non sei capace di portarli via con te, allora dovrai accontentarti dei ricordi…


..se non mi hai sentito arrivare non significa che non ci sono
..sono entrato scalzo mentre dormivi per non far rumore

sapendo di perdere il momento nella tua realtà..
mi piace pensare d’esserci nella realtà dei tuoi sogni..

osservare un volto dormire
come guardare un fiore dietro ad un vetro
si vede il colore, ci s’immagina il profumo
frenetiche onde di un mare che si scontrano sulla nave da dove lo si guarda

eppure non fermarsi
riuscire a camminare
con il forte desiderio, a volte
di far rumore per svegliarti

se non fosse per la paura
di non sentire quel profumo come me lo ero immaginato
in silenzio, nel tempo, nel mio buio
oltre quel vetro impermeabile al succo della realtà

se non fosse per quell’incertezza
che l’immagine di me genera
riflettendosi nello specchio della mia anima
dove mi rimane incomprensibile il gioco fra la realtà della vita e quella del sogno

[…]

poi non ti sento più dormire
svanisci
ad un battito d’occhi il tuo volto scompare
il mare s’appiattisce

lasciandomi il dubbio di cosa e chi stessi vegliando oltre quel vetro
sino ad un attimo prima…

…te o me?