venerdì 8 dicembre 2017

STENDARDI NERI E STENDARDI BIANCHI

Ci fu un tempo in cui mostravo i miei stendardi bianchi per cercare di mostrare il meglio ma infondo sapevo che quelli neri erano tanti quanto quelli bianchi e sicuramente più profondi e potenti. Così succedeva che chi si avvicinava, quando vedeva quelli neri, si allontanava. Sinché non capii che chi si avvicina perché hai mostrato il tuo bianco poi, quasi sicuramente, si allontanerà vedendo o intravedendo il tuo nero. Di conseguenza pensai:
“Se mostrerò il mio nero e qualcuno si avvicinerà, poi quando gli mostrerò il mio bianco si siederà e rimarrà qui accanto a me”.
Così feci. Ma ovviamente poi non si fermò più nessuno. Allora pensai:
“Se io sono qui per far avvicinare qualcuno per poi stare vicini, fare due parole, confrontarmi e condividere, a che pro continuare a mostrare gli stendardi neri se, così facendo, non si avvicina a priori più nessuno? Io mi avvicinerei a chi sventola i suoi stendardi neri?” e mi risposi:
“No, perché in generale il mondo funziona che tutti sventolano ciò che di più buono hanno, cercando di tenere ben nascosto il nero. Se mostro il nero il mondo penserà che sia il mio bianco…”
Allora lasciai stare, abbassai tutto e mi sedetti sparpagliando il mio nero e il mio bianco a terra, intorno a me secondo le insondabili regole del caos. Tutto lì, così chi fosse passato avrebbe potuto vedere più o meno tutto quello che c’era da vedere. Certo, non avendo più stendardi affissi in tralicci in alto per aria, ci si doveva avvicinare un po’ prima di vedere cosa c’era a terra accanto a me, però così almeno chi si avvicinava poteva avere una panoramica più ampia del tutto. E poi sarebbe stato anche più facile poter guardare negli occhi chi si fosse avvicinato per poter, magari, anche regalargli un sorriso. 

Ora c’è più gente che passa e si ferma ad osservare, a dare un’occhiata. In pochissimi si siedono un po’ per fare due parole e tutti, ognuno con i suoi tempi, alla fine se ne va. Poi ho anche notato una cosa: gli stendardi neri che prima stavano appesi per aria non prendevano bene il sole perché erano verticali per aria, mentre ora messi così a terra, lo prendono tutto e con il tempo quel nero che sembrava inattaccabile si è sbiadito regalando sfumature di colori inaspettate che è proprio un piacere guardarle, se non altro per me.

La differenza? La differenza è che così facendo non perdo più tempo a decidere cosa far vedere e cosa no: è tutto lì a terra accanto a me. Per vedere i particolari, se si è interessati, basta fermarsi, avvicinarsi, chiedere, ascoltare, passare del tempo lì passeggiando osservando…

Io, nel mentre, faccio il bucato, sciacquo, insapono, canticchio, sorrido al sole e stendo i panni.

Se volete un caffè chiedete che carico la moka, se avete preferenze riguardo il tipo di caffè portatevelo con voi che a me, anche se piace il mio, sono sempre curioso di assaggiarne di nuovi, quindi sarà un piacere sentire com’è il vostro caffè preferito in vostra compagnia…


Spirito ruvido
Di chi cerca pensando
Occhi potenti
Di poche parole

Apparenti ghiacciai
Proteggono pulcini
E nascondono
Esplosioni bianche