giovedì 3 marzo 2011

Ancora tu

Sai no, quando parlando di andare per strada in macchina si dice: “…non ho paura di me. È degli altri che ho paura…” oppure “…non è di me che non mi fido sono gli altri che non si sa mai cosa fanno…”. Hai presente?
E io ho paura. Si…ho paura. Ma non di me. Degli altri…a volte mi sento protetto come dentro un suv, ma quando ti arriva un tir addosso dentro o fuori dal suv è lo stesso. Finirai sfracellato. Tra l’altro spesso mi sento sopra un ciao, una vespa 50, o anche peggio su di una Suzuki 600, che ti sembra di essere Dio con quella manopola che basta sfiorarla per volare e sentire tutta la potenza del mondo scorrerti dentro le vene e farti vibrare le viscere. Poi un sassetto messo male per terra e ti ritrovi sfracellato ad un parabrezza che nemmeno te ne sei accorto.
Si, poi c’è sempre il grande saggio del momento che ti dirà: “Ma tanto se deve capitare, capita!”. Mi è sempre venuto da rispondergli: “’sti cazzi…”. Ma forse il “grande saggio” del momento ha ragione…

Però la paura non passa lo stesso. E non di me, sempre degli altri.
E la paura di cui parlo io non è quella di andare per strada, ma quella di credere in sguardi che non conosci ma che in qualche modo misterioso, ti scaldano. Ma non quelli d’amicizia o d’amore “generale” verso l’umanità, di disponibilità e amore verso il prossimo…no…quelli non mi spaventano, lì non investo, semplicemente do’ tutto quello che posso dare. Sto parlando di altri sguardi…quelli che bruciano dentro, ti sconvolgono e non sai nemmeno come facciano…credo che abbiate capito…

Così preso dalla voglia, dall’eccitazione, mi metto per strada. All’inizio sono sopra un motorino. Mi vengono addosso, cado, mi faccio male, molto.
Così la volta dopo mi metto dentro una twingo, che confrontata al motorino è una nave spaziale e mi sento figo, protetto. Mi vengono addosso, mi faccio male e mi rendo conto che poi non ero così tanto figo e al sicuro.
Così poi mi rimetto in strada sta volta dentro un suv. Mi vengono addosso e anche sta volta mi sfracello, eppure mi sentivo così forte e potente dentro al suv. Mi faccio male, molto.
Così la volta dopo, cazzo, prendo un camioncino, un furgone, un camper! Però cazzo, anche sta volta c’è un cazzo di tir che mi viene addosso! Il botto è assurdo. Mi faccio male. Molto.
Così ora sono un po’ indeciso. Mi rimetto in strada? Alla fine decido ancora una volta di si: guidare e spostarsi è bello, è vitale. Però sta volta non posso più rischiare, non voglio più rischiare di farmi tanto male come l’ultima volta, come le altre volte prima…
Così mi prendo anch’io un fottuto tir! E…ragazzi, sta volta vado da Dio. Ogni tanto forte del mio super mezzo do’ anch’io delle speronate quà e là (lasciatemi togliere qualche sassolino dalle scarpe…), mi sento forte. Si ora qui dentro sono davvero forte. È figo. Anche se ora un po’ mi manca quel gusto di quella paura che avevo quando guidavo il ciao. Ma non ci penso tanto su. Sinchè un giorno vedo davanti a me un mezzo dei trasporti eccezionali, di quelli che portano cose assurde, tipo yacht di 20m e occupano due corsie. Perde il controllo e mi viene addosso. E’ uno sfracello. Io e il mio tir siamo a pezzi. Mi faccio male. E molto. Moltissimo.
Sta volta non so davvero più che fare. Rimettermi in strada? No. Anche perché mica posso prendere il camion dei mezzi speciali…non potrei più nemmeno andare in giro liberamente. Non ci sarebbe più gusto. Ma le alternative sono o quello o niente. Si perché ora ho davvero paura.
Si, perché non sono io che guido male, non sono io che ho sbagliato qualcosa…non è di me che ho paura è degli altri che non mi fido più…

Così mi fermo ad accarezzare l’idea della solitudine.

Di questa solitudine, che ora, dinnanzi a tutto il male che mi sono fatto per strada, che mi hanno fatto per strada, mi sembra quasi affascinante.
Anche se in fondo una terza possibilità ci sarebbe. Ancora più drastica di stare solo e fermo. Molto più drastica ma molto più affascinante: la bici…si, la bici, e vaffanculo a tutti…tanto “se deve capitare, capita”! E almeno sta volta se capita ci rimango secco e non ci penso più.
Non vale davvero la pena fermarsi dentro le oscure braccia di questa solitudine generata dalla paura, consapevole che poi…


Questa solitudine
Porterà solo altra solitudine

E più nera

Poiché si alimenta
Delle mie paure,
Dei miei silenzi,

E delle mie ombre maledette…