domenica 15 settembre 2013

VIBRAZIONI...


Suonare in mezzo al verde, alla natura, dinnanzi ad un lago dentro una riserva naturale. Suonare guardando le colline, gli alberi, l’acqua, sentendo uccelli, insetti e animali di ogni tipo intorno a te. Non in un teatro o in una sala da concerti, no…in mezzo alla natura, come un suono fra i suoni. Passa il vento e fa suonare le foglie di tutti gli alberi che mi sono intorno e a quel punto non mi sento il solista della situazione e cerco di accompagnare, ma dopo poco sento e comprendo che lì non ci sono affatto solisti da accompagnare…solo suoni con cui integrarsi e giocare.

La natura respira e il modo migliore d’integrarsi con essa è respirare. Si abbassano le difese. La mente, osservando le colline, il verde e l’azzurro, rallenta i giri. Le dita si muovono più lentamente, più serenamente…qui non esistono “suoni sbagliati” e il sangue gira più fluido fra le mani e il pensiero.

Non è importante che tipo di suoni siano: suoni acustici, suoni elettronici amplificati, campane tibetane, vetri, voce umana, battiti di mani e di palpebre, una chitarra elettrica, un’armonica a bocca…che importanza ha? Suoni fra suoni, danzando la stessa musica fra le stesse vibrazioni. Tutti spostiamo l’aria creando oscillazioni contaminanti. E la natura assorbe ogni cosa sorridendo.

Così fra tutto questo si avvicina uno spirito in ricerca, sussurrando un pensiero: “da suoni l’umanità è partita e ai suoni l’umanità ritornerà”. Così immagino i primitivi, immersi molto più di noi in questa natura che respira, facendo suoni senza un “pensiero armonico” senza una volontà “strutturale”, senza la necessità dell’originalità, senza il timore dell’errore e del giudizio. Solo una volontà di esternare, emettendo suoni. Tutto era scoprire e forse ancora oggi tutto rimane da scoprire poiché nulla c’è da “scoprire” ma semplicemente da “vivere”.

Si ritorna alla domanda madre a cui tutti fanno a gara per rispondere e tutti gli altri non tentano nemmeno: “Cos’è la musica?”. Strano per me tentare una risposta dopo tanto che non mi pongo nemmeno la domanda. Strano ma questo luogo, tramite due occhi neri a cui piace pensare, mi guardano e me la ripropongono dopo tanto tempo. Mi rivengono in mente tutte le risposte che i grandi compositori davano dinnanzi a Luciano Berio che chiedeva, ma non mi bastano…io, ora e qui, forse stupidamente, credo che la musica l’abbia inventata l’uomo come un’artistica forma di controllo sul suono. Una sorta di santificazione del “suono” per innalzarlo sopra il “rumore”, costruendo gabbie dorate di regole e indicazioni da scegliere liberamente in modo obbligatorio, trasformando una necessità in un tentativo d’arte regolata. Poiché, in fondo, anche la stessa volontà di ribellarsi alle regole non fa altro che dare altra e rinnovata forza alle regole stesse.

Ma ieri no, ieri era diverso.




Giocano le dita
Fra le vibrazioni lucenti che creano
L’azzurro non parla
Mentre il verde pulsa respirando

Immenso, millenario, polmone

La terra suona una musica
Così diversa dalla nostra
Da non riuscire quasi più a sentirla
Emanando vibrazioni che scaldano

Mentre domande assopite si risvegliano
Strusciandosi con occhi che cercano
Generando infine il silenzio
Tipico delle domande vere

[…]

Le corde perdono il tempo
Consapevoli dell’impossibilità di sbagliare
Godendone
Leggere e rilassate

[...]

Beatitudine d’altri tempi…